Vivavoce - Rivista d'area dei Castelli Romani

RIVISTA D'AREA DEI CASTELLI ROMANI

Archeologia

VILLA MONDRAGONE

dalle origini alla struttura odierna, una storia prestigiosa che ha restituito nel tempo materiali di straordinaria raffinatezza

Le preesistenze archeologiche

La Villa Mondragone è stata costruita sulla piattaforma di una villa romana, la cui facciata, larga circa m. 60, era rivolta verso Nord. Probabilmente la villa si disponeva su più livelli, secondo quel gusto scenografico tanto di moda nell'antichità e ampiamente adottato dagli aristocratici romani nel costruire le loro lussuose residenze suburbane.
Importanti resti delle strutture murarie antiche, inglobate nella villa rinascimentale, sono visibili sotto il cd. Giardino segreto, dove si conserva un notevole tratto del muro di sostruzione in opera reticolata, che ha la funzione di contenere il retrostante terrapieno. Esso prosegue verso Ovest, fino all'avancorpo del Palazzo, impostato proprio sullo spigolo della struttura romana, il cui livello di fondazione è a m. 1,83 di profondità rispetto al piano attuale. Il muro di sostruzione, spesso ben m. 2,10, è scandito da una serie di nicchie inquadrate da pilastrini, per una lunghezza di circa m. 32. Nei pressi di questo muro sono stati rinvenuti altri tratti di strutture di fondazione e di contenimento del terrazzamento.
Nell'angolo SO della villa moderna, durante i lavori di costruzione di un fienile nel 1732, si scoprirono tre pezzi di fistulae plumbee con marchio, recanti la dicitura Quintiliorum. Questa importante scoperta ha consentito di localizzare in tale sito la villa tuscolana dei fratelli Condianus e Maximus, proprietari anche del celebre complesso residenziale sull'Appia antica (la Villa dei Quintili). Un'altra importante testimonianza antica si conserva immediatamente a monte del cd. Teatro delle Acque: si tratta di una cisterna a pianta rettangolare, a più navate, ancora oggi utilizzata, ripristinata nella sua funzione originaria nel XVI secolo. Inoltre, alle spalle della Villa, sono segnalati due tratti di basolato stradale pertinenti ad una via romana che costeggiava la villa del Barco Borghese, poi proseguiva verso Tusculum, lungo la strada per l'Eremo dei Camaldolesi.
Che la villa fosse un'importante residenza suburbana di una famiglia dell'aristocrazia romana lo dimostrano soprattutto le straordinarie scoperte di opere scultoree, che furono rinvenute in occasione dello scavo delle fondamenta per il primo nucleo della villa moderna: statue, colonne ed alabastri, un'iscrizione onoraria all'imperatore M. Aurelio, una testa colossale di Antinoo, ora al Museo del Louvre di Parigi, e la testa, anch'essa colossale, di Hera conservata nella Galleria Borghese a Roma; tutti materiali di straordinaria raffinatezza, il cui impiego nella villa dimostra le notevoli possibilità economiche del proprietario. Altri interessanti reperti di età romana, di provenienza ignota, ma sempre probabilmente dall'area della villa, sono sistemati nel Giardino segreto, mentre in uno dei locali del Palazzo si conserva una ricca collezione di materiali antichi di marmo e terracotta.
Dall'analisi dei reperti rinvenuti e delle strutture murarie conservatesi, è possibile stabilire che la villa appartenne, come si è detto, ai due fratelli Sesto Quintilio Condiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo, consoli nel 151 d.C., tenuti in grande considerazione dagli imperatori Antonino Pio (138-161) e Marco Aurelio (161-180); ma le strutture murarie sono certamente più antiche. Prova di ciò è fornita dai sondaggi effettuati presso il muro di terrazzamento dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici del Lazio (funzionario responsabile la dott.ssa Giuseppina Ghini), che hanno messo in luce materiali dell'arredo architettonico della villa e ceramica d'uso domestico databili in un arco di tempo che va dall'età giulio-claudia al II secolo d.C. Le murature in opera reticolata, più antiche, sono databili nell'ambito del I secolo a.C. Un lacerto di pavimentazione a mosaico geometrico, policromo, rinvenuto recentemente nel cortile principale, inoltre, databile alla fine del I secolo a.C., costituisce un'importante testimonianza di un primo impianto architettonico già in età tardo-repubblicana o inizio-augustea.

La villa Mondragone dal cardinale Altemps all'Università di Tor Vergata

Fu papa Gregorio XIII (al secolo Ugo Boncompagni) a sollecitare il suo ospite, il cardinale Marco Sittico Altemps, a edificare una nuova villa sulle imponenti sostruzioni della villa romana, occupando la sommità del colle sovrastante l'amata Villa Tuscolana, già proprietà Farnese e acquistata nel 1567 proprio dal giovane cardinale Altemps. Il progetto della nuova residenza fu affidato a Martino Longhi il Vecchio, uno dei protagonisti dell'architettura romana, assieme a Della Porta, Bernini e Borromini, tra XVI e XVII secolo e che già aveva lavorato per la famiglia tedesca degli Altemps.
La nuova costruzione, che prese il nome di Villa Mondragone in onore al drago araldico dei Boncompagni, passò ben presto, con tutti i possessi del comprensorio tuscolano (si parla infatti di uno status Tusculanus) nelle mani del cardinale Scipione Borghese che tra il 1616 e il 1618 inaugurò una stagione di lavori di ampliamenti degli edifici del Longhi. Ma l'imponente costruzione, che si estese per circa 80.000 mq, iniziò il suo lento declino subito dopo la morte di Paolo V (Camillo Borghese): il suo successore, infatti, spostando la residenza estiva del papa e la sua corte a Castel Gandolfo decretò l'offuscamento graduale, ma inesorabile, delle Ville Tuscolane.
Un momento di revival Villa Mondragone l'ebbe nel corso del '700, quando ospitò di nuovo un papa, Benedetto XIV, e diverse manifestazioni mondane per i nobili del tempo, ma già il secolo successivo vide la struttura messa a dura prova da eventi tellurici e dalla presenza di truppe austriache che vi si insediarono nel 1821 e nel 1828.
Solo nel 1865, quando la Villa venne concessa dai principi Borghese in usufrutto ai Gesuiti per un loro collegio, iniziarono da parte di questi i primi lavori di restauro, mentre in alcuni ambienti della stessa Villa si insediava il primo nucleo dell'osservatorio metereologico
La vera e propria rinascita della Villa avvenne pertanto col XIX secolo e con il Collegio, inaugurato il 2 febbraio 1865. Nel corso degli anni seguenti i Gesuiti, grazie all'intervento di Leone XIII, riuscirono ad acquistare buona parte dei possessi tuscolani dei Borghesi, mentre il Collegio acquisiva fama d'eccellenza.
Nel corso del 1929 un progetto dell'architetto Busiri Vici portò quindi all'ampliamento - funzionale alla scuola - della Villa, che tra il 1943 e il 1944 ebbe ad ospitare i profughi dei bombardamenti su Frascati.
Nel 1953 il Nobile Collegio di Mondragone terminava la sua attività e nel 1981 la proprietà fu ceduta all'Università degli Studi di Roma Tor Vergata che, dopo alcune ristrutturazioni, ne ha fatto un centro di rappresentanza assecondandone l'antica inclinazione a divenire un polo di cultura sul territorio.

La struttura della villa

Nasce come una delle tipiche ville rurali dei Castelli Romani: il nucleo originario era costituito da un salone centrale a nord del quale si aprivano alcuni ambienti dell'appartamento papale, mentre a est e ovest altre stanze si susseguivano con regolare simmetricità. L'accesso era dunque a sud, con un ampio vestibolo fiancheggiato, rispettivamente, da una cappella e da scale. Il piano superiore era molto simile, con l'unica variante dell'inserimento di due corridoi paralleli sui lati della sala centrale, tra la loggia, che costituiva il vestibolo, e il terrazzo sopra la suite papale. Appena terminato il grande progetto il Cardinale chiese a Martino Longhi di creare una piccola residenza per suo figlio e la sua sposa: il Palazzo della Ritirata. L'edificio era in asse con la Villa, a 80 metri a est, a tre piani e una sola serie di ambienti lungo un corridoio centrale.
Con i rifacimenti voluti dai Borghese i due edifici vennero uniti a occidente attraverso un lungo corridoio (la Manica Lunga) con alcuni ambienti destinati a custodire il tesoro del cardinale. Contestualmente il cardinale volle unire con lunghi viali alberati le grandi ville del nuovo Status Borghesianum (Villa Vecchia, Villa Taverna e Villa Mondragone): l'antico viale dei cipressi venne soppiantato dal nuovo accesso da Villa Taverna/Borghese, caratterizzato da pilastri dominati da un'aquila e da un dragone simboli, rispettivamente, delle famiglie Borghese e Boncompagni. Un'incisione del 1640 mostra già Villa Mondragone nell'aspetto con cui, grossomodo, si presenta al visitatore moderno.

Curiosità

Tra gli illustri ospiti del cardinale Altemps doveva esserci S. Carlo Borromeo, suo cugino; qui venne firmata da Gregorio XIII la bolla per la riforma del calendario giuliano (1582), mentre Galileo testò il suo calendario puntando - dalla sommità del Gianicolo - lo strumento proprio sulla residenza del duca Giovanni Angelo Altemps, erede della villa. A quest'ultimo si deve ascrivere la creazione nella villa di un'eccellente biblioteca di cui si avvalse anche Cesare Baronio per la sua storia della Chiesa.
Dalla biblioteca del Collegio di Mondragone, nel 1912, venne fuori il celebre codice Voynich, un piccolo manoscritto (116 fogli originalmente) attribuito al XIV secolo, ad oggi indecifrato. Acefalo (manca infatti di titolo e di indicazione dell'autore), esso sembra trattare di botanica, anatomia, astronomia, ma il suo mistero, a dispetto di ogni tentativo fatto da illustri crittografi e potenti computer, rimane così fitto da far ipotizzare un falso. Nel 1932 Guglielmo Marconi sperimentò la prima radiocomunicazione tra il Collegio dei Gesuiti e il Vaticano.

Per approfondire sul web

http://www.gesuiti.it/File/Pubblicazioni/mondragone.pdf
http://www.gesuiti.it/File/Pubblicazioni/Novi%C3%A0_editoriali/Villamondragone.pdf
http://www.collegiomondragone.com
www.associazioneexmondragone.eu

Per la rubrica Archeologia - Numero 72 giugno 2008
Maria Barbara Savo |
Per la rubrica Archeologia - Numero 72 giugno 2008