In questa rubrica del Viv@voce un piccolo omaggio al grande scrittore spagnolo Vázquez Montalbán prematuramente scomparso, e ad uno dei suoi indimenticabili personaggi Pepe Carvalho.
Così come i santi pretendono, senza chiederlo, l'incenso dai fedeli, Nanà pretese senza chiedere, pretese con fare civettuolo e provocante qualcosa da mangiare per rifarsi la bocca dopo le innumerevoli sigarette fumate nervosamente, qualcosa per rifarsi la bocca ma anche per accompagnare il vino bianco, quel nettare dorato che Damocle aveva appena stappato in suo onore.
"Hai qualcosa di buono da mangiare?" domandò. "Non ho molto tempo. Ho promesso a mio marito che avrei cenato con lui."
Damocle, considerati gli effluvi culinari del vicino che gli avevano inondato l'appartamento, sapeva che Nanà stava mentendo, e tuttavia corse in cucina per uscirne con un piattino e un cucchiaino.
"Indovina che cos'è?" le domandò, e attese la solita, invariabile risposta, che conosceva bene perché quella delicata pietanza, l'insalata di ricci di mare, la passione di Nanà , lui gliel'aveva già preparata innumerevoli volte, a prezzo di sforzi indescrivibili, recandosi in piena estate a Rafina, a trenta chilometri da Atene, dove un suo conoscente pescatore gli procurava due volte la settimana questi frutti di mare quasi introvabili sul mercato.
Nanà , annusando voluttuosamente e socchiudendo le palpebre appesantite dal trucco, sussurrò con voce flebile il solito ritornello: "Che cos'è? Cosa sarà ? Sono coralli, coralli di riccio di mare annegati in un cucchiaio d'acqua dell'Egeo".
"E la ricetta? La sai la ricetta?" domandava Damocle, ricevendo sempre la stessa, rituale risposta: "Mettere in una terrinetta dieci ricci, due raffiche di meltemi e una goccia di limone".
Ingredienti e procedimento:
Aprire i ricci con le forbici apposite. Lavarli, possibilmente con acqua di mare e con grandissima cura così da non perdere i "coralli" arancione, che sono la parte commestibile. Con un cucchiaino da caffè e con estrema attenzione estrarre i coralli dai gusci e depositarli in una terrinetta. Aggiungere succo di limone, ma niente sale né pepe.
Tratto da "Le relazioni culinarie" di Andreas Staïkos, Milano, Ponte alle Grazie, 2001.